Intervista al CEO Paolo Pozzi: Agrati innova e continua a crescere

Intervista rilasciata a PrimaMonza del Gruppo Netweek [consultabile per intero al seguente link]

Il contesto attuale

Gli ultimi anni sono stati difficilissimi per le imprese che hanno dovuto fare i conti con crisi economica, pandemia, aumento delle materie prime, inflazione e guerre. Agrati ha dimostrato non solo di essere resiliente ma anche di continuare a crescere diventando leader mondiale nel sistemi di fissaggio. Come ci siete riusciti e come pensate di affrontare le nuove sfide come transizione energetica, digitalizzazione e AI?

Tutte queste difficoltà le abbiamo gestite con la giusta determinazione consapevoli di cosa dovevamo fare avendo ben chiara la missione da seguire – ha esordito il Ceo Paolo Pozzi – Negli ultimi anni non abbiamo fatto acquisizioni ma abbiamo investito complessivamente oltre 120 milioni per migliorare la sostenibilità, i processi, l’efficienza e aumentare la capacità produttiva. Nel frattempo abbiamo gettato le basi per affrontare la transizione energetica, accelerare la digitalizzazione e affrontare il tema dell’intelligenza artificiale. La complessità maggiore, forse, è stata la Great Resignation (…). Questo fenomeno rende le imprese più deboli perché la stabilità delle organizzazioni resta un valore aggiunto. Ma ovviamente non ci diamo per vinti; offriamo un ambiente e un posto di lavoro stimolante, programmi di welfare evoluti (…).

Ci spiega un po’ più nel dettaglio cosa fate per le risorse umane in fatto di welfare? Quali azioni attivare per fidelizzare i dipendenti e attrarre nuovi talenti?

Garantiamo laddove possibile flessibilità lavorativa e smart working; organizziamo attività sportive e ricreative, anche per vivere l’azienda in modo informale; favoriamo il volontariato d’impresa consentendo ai collaboratori che lo desiderano di dedicare un giorno della loro settimana lavorativa a un’associazione per aiutare le persone fragili. Abbiamo una mensa che garantisce un’offerta ampia, anche per soddisfare diete particolari. Disponiamo di una piattaforma dove i dipendenti possono trasformare il premio di produzione e di presenza in crediti per acquistare buoni acquisto di vario genere: spesa alimentare, vacanze, carburanti… Siamo molto attenti alle risorse umane e in particolare ai neoassunti (…).

Innovazione e sostenibilità: cosa fa Agrati

Che ruolo hanno il Tech Center di Veduggio e Tokbo, cioè l’Intelligent Talking Bolt Network che porta l’IOT nell’industria dei componenti di fissaggio?

(…) È una start up che ci sta permettendo di affiancare l’elettronica ai fissaggi meccanici, dando “intelligenza” ai bulloni arricchendoli con una sensoristica capace di fornire dati precisi e informazioni in tempo reale da remoto (…). Tokbo ci permette poi un’integrazione molto elevata tra fornitore e cliente, oltre che di entrare in nuovi mercati – anche internazionali – come quello dei trasporti ferroviari e  delle infrastrutture (strade, ponti)…
Complessivamente tra Agrati Tech Center – che è la nostra antenna tecnologia e il centro di ricerca del gruppo – e Tokbo operano 24 persone tra tecnici, ingegneri e ricercatori che saliranno a 30 entro fine anno.

La sostenibilità oggi è un dogma. Che obiettivi avete per raggiungere la Carbon Neutrality?

È un tema che stiamo affrontando con molta serietà e responsabilità da oltre cinque anni. Abbiamo sviluppato una strategia di decarbonizzazione con l’ambizione di raggiungere la Carbon Neutrality entro il 2039, anticipando il Green Deal dell’EU del 2050 (…).

L’internazionalizzazione del Gruppo Agrati

Nel 2005 siete sbarcati a Shandong in Cina. Dopo quasi vent’anni qual è il bilancio dell’ingresso in Asia?

Abbiamo intravisto nella Cina potenzialità prima di altri competitors e siamo soddisfatti di quello che abbiamo costruito. Oggi disponiamo di un plant di 35.000 mq dove lavorano circa 350 persone. Il nostro obiettivo non è quello di fare una “guerra” sui volumi di prodotti standard ma sulla qualità di prodotti speciali e infatti Agrati si è imposta sui mercati asiatici grazie alle sue innovazioni. (…)

Negli States siete arrivati più tardi, ma ora avete una presenza molto più ramificata. Qual è il valore della presenza sul mercato americano?

Nel 2016 siamo entrati negli Usa grazie a un’acquisizione e oggi rappresenta il 25% delle vendite di Agrati. Il mercato americano ha minori prospettive di crescita rispetto a quello asiatico, ma resta sempre molto dinamico soprattutto per quanto riguarda il mercato del lavoro.

I progetti per il futuro

Nel 2022 avete acquistato l’area ex Puricelli. Con quale obiettivo?

Avevamo un’esigenza urgente di realizzare un nuovo parcheggio a Veduggio per completare un importante progetto di logistica interna. Una volta esaurita questa esigenza ci concentreremo su come utilizzarla al meglio.

Ci sarà qualche idea…

Stiamo pensando di costruire un Polo per valorizzare ulteriormente le attività di innovazione, formazione e marketing, magari arricchito da altri servizi per i dipendenti per fare di Agrati un’azienda sempre più moderna e attrattiva.

In passato si era parlato della possibilità di andare in Borsa. È ancora una prospettiva valida o è stata accantonata?

Dal punto di vista teorico resta sempre un’opzione valida quella di aprire il capitale, oggi controllato al 100% dalla famiglia Agrati. Ma prima di andare a Piazza Affari servono condizioni favorevoli e una finalità, un progetto da finanziare…

Lei da quasi un anno è stato nominato presidente di EIFI, l’European Industrial Fasteners Institute, che per la prima volta è guidato da un manager italiano. Quali sono i suoi obiettivi?

EIFI raggruppa tutte le associazioni europee che rappresentano i produttori di fasteners che lavorano nel settore automotive e di tutti gli altri comparti. Il settore europeo rappresenta il 25% del comparto globale dei fasteners che vale circa  80 miliardi di euro l’anno e questo testimonia l’importanza del livello europeo in termini di fatturato e occupazione. L’obiettivo è quello di  aumentare la visibilità, migliorare le relazioni con i centri decisionali a livello europeo, dal Parlamento alla Commissione EU e poter difendere gli interessi e le specificità del nostro settore industriale.

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